La caduta del fascismo e la manifestazione in piazza Grande

Piazza Pietro Nieri ed Enrico Paolini, due giovani lavoratori “dell’economia del mare” uccisi dai fascisti il 16 maggio 1921, prima della Seconda Guerra Mondiale era intitolata a Vittorio Emanuele II, ma conosciuta da tutti come “Piazza Grande“.
Il 26 luglio 1943 fu qui che i giovani antifascisti viareggini decisero di organizzare il primo libero comizio dopo vent’anni di dittatura, per festeggiare la caduta del fascismo e l’arresto di Mussolini. La memoria popolare viareggina ricorda diversi episodi legati alla gioia di quelle ore vissute nell’illusione che la guerra fosse giunta al capolinea: ad esempio, i discendenti di Emilio Lippi, proprietario dello storico bar “Sor Emilio”, raccontano un avvenimento poco noto e non suffragato da fonti archivistiche. Appena avuta notizia della svolta legata al 25 luglio, l’esercente prese il busto in marmo di Mussolini collocato nella sua bottega e lo buttò tra le fiamme del piccolo forno in mezzo al tripudio degli abitanti del quartiere.

La manifestazione fu invece lo specchio dell’antifascismo organizzato: in quell’occasione prese la parola Leonardo Di Giorgio, uno dei militanti comunisti che avrebbero dato vita al CLN locale, sottolineando l’importanza degli scioperi operai che si erano susseguiti negli ultimi mesi. La manifestazione fu interrotta bruscamente dall’arrivo dei carabinieri che attuarono numerosi arresti. Tra i fermati, segnaliamo Tristano Zekanowski, figlio di un medico russo compromesso con lo zarismo e di una alsaziana. La sua famiglia si era trasferita a Viareggio da meno di dieci anni (nel quartiere Darsena) e Tristano si diplomò al liceo Classico. Studente in medicina all’università di Pisa, si iscrisse al partito comunista e fu tra gli organizzatori del comizio del 26 luglio. Non ancora ventenne, Zekanowski venne tradotto nelle carceri mandamentali della Torre Matilde insieme ai suoi compagni. Una volta libero, riprese l’attività politica e diventò uno dei responsabili del “Fronte della Gioventù”, un’organizzazione pensata per la formazione dei giovani partigiani. Dopo l’attuazione di alcuni sabotaggi, fu costretto alla clandestinità e, in seguito a una peregrinazione lungo la Toscana, rientrò nella zona apuana con il nome di battaglia di “Ciacco”, passando un breve periodo a contatto con i gruppi dei “Patrioti Apuani” di Massa organizzati dal frate domenicano Pietro Del Giudice. Le divergenze politiche lo spinsero ad allontanarsi dal futuro prefetto di Massa Carrara e il PCI lo nominò responsabile politico del distaccamento “Aldo Cartolari”. Tristano seppe coniugare preparazione politica (stilò lo statuto della brigata garibaldina Ugo Muccini), nozioni mediche e approfondita conoscenza delle montagne locali. Il 22 ottobre 1944, egli percorse i sentieri in direzione della zona liberata a fianco del comandante “Andrea” (“Beppe” Antonini) e della partigiana Kyra. Dopo un sosta serale ad Antona (MS), presso Pietro Del Giudice, il gruppo attraversò il fronte nel Seravezzino, verso Azzano (località Cappella). In mezzo alla nebbia, i tre si persero di vista: di Tristano non si ebbero più notizie. Dopo circa 9 mesi il suo corpo fu trovato non lontano dal luogo dell’ultimo avvistamento e da quel momento un alone di mistero avvolse la tragica fine di questo partigiano.

Prima dell’ultimo conflitto, nella parte della attuale piazza Nieri e Paolini prospiciente la via Regia, ora occupata da un anonimo edificio, si trovava il vecchio Municipio di Viareggio. Dopo l’8 settembre 1943 fu occupato immediatamente dai tedeschi: il 12 maggio 1944 fu colpito da un bombardamento alleato. Una foto scattata dal prof. Franco Signorini in seguito all’operazione bellica ci testimonia come i muri perimetrali dell’ex-reggia fossero rimasti in piedi: la completa demolizione del Municipio fu dovuta a una scelta degli amministratori locali.

L’edificio che occupa l’angolo sud-ovest della piazza Nieri e Paolini fu inaugurato come prima sede del Fascio il 3 luglio 1927, alla presenza del segretario nazionale del PNF Augusto Turati, insieme ad altre opere pubbliche: la nuova costruzione del liceo Classico in via IV novembre, il monumento ai caduti di Lorenzo Viani, il viale dei Tigli completamente asfaltato. La costruzione mantenne la sua funzione fino al 1940, quando gli uffici delle organizzazioni del Fascio viareggino furono trasferiti in piazza Mazzini, nel nuovissimo e maestoso Palazzo del Littorio che divenne poi, con la nascita della RSI, il centro direttivo del Fascio repubblicano di Giuseppe D’Alicandro. Con l’ordine di evacuazione del 17 aprile 1944 la sede del Fascio repubblicano fu trasferita in una piccola casa in via Venezia. Il segretario fascista fu in seguito ucciso dai partigiani lombardi.

(articolo di Andrea Ventura)

Tristano Zecanowsky


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