Il cuore della Resistenza non armata

Gli Oblati del Volto Santo sono stati una congregazione diocesana lucchese che sceglie di adattare alla vita del clero secolare le regole delle congregazioni religiose: per esempio, la promessa di obbedienza al vescovo per il servizio pastorale diocesano. E mentre la maggior parte dei confratelli svolge il ministero sacerdotale presso le parrocchie, a partire dal giugno 1942, in via del Giardino Botanico, 2, si uniscono in un’esperienza di vita comunitaria prima don Arturo Paoli e don Guido Staderini, poi, dal novembre 1943, don Sirio Niccolai e don Renzo Tambellini.
Tra le loro attività più significative meritano di essere ricordate: la gestione di un pensionato per una trentina di studenti delle scuole medie superiori che, per la distanza da casa e per i disagi della guerra, non potevano ogni giorno rientrare in famiglia; le iniziative del Centro diocesano della Gioventù maschile di Azione cattolica che funzionò con regolarità sino all’inverno ’43-’44; l’assistenza garantita ai bisognosi e alle loro famiglie dalla Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli fra i laureati; presso la Casa degli Oblati si trovava anche la sede dell’Associazione “Vita e Pensiero” presieduta da Giovanni Carignani, poi il primo prefetto di Lucca liberata, impegnata nella formazione non solo spirituale e culturale, ma anche sociale e politica dei suoi soci che, per ovvi motivi di sicurezza cessa, di funzionare nell’inverno ’43-’44. Ma l’opera più importante organizzata nella Casa degli Oblati è la “Messa del povero”, poi “Mensa del povero” e, dopo il passaggio della guerra, “Opera del SS.mo Crocefisso”: un agire concreto che aiuta la sopravvivenza di una popolazione stremata, distribuendo 350-400 minestre al giorno fino all’autunno del ‘43, poi passa a 500 nell’inverno del ’43 con l’aumento del numero degli sfollati e tocca punte assai più alte nei mesi tragici dell’estate ’44.

Inoltre, la Casa degli Oblati fornisce assistenza a tutti gli ebrei che sono indirizzati a Lucca, soprattutto dalle Comunità israelitiche di Pisa e Livorno e dal suo delegato Giorgio Nissim, fornendo loro abitazioni nei dintorni di Lucca, viveri, abiti e soprattutto documenti. La Casa degli Oblati collegata con Firenze, Genova e La Spezia è anche punto di riferimento per tutti gli ebrei perseguitati e di passaggio e anche per quelli stranieri: alla fine della guerra si calcola che ne abbia assistito oltre 700.

In via del Giardino Botanico, 2, sono ospitate anche le riunioni del Comitato di Liberazione Nazionale e del Cln militare che qui stabilisce la sua sede principale, sostenendo materialmente numerose formazioni partigiane, soprattutto quelle che operavano a Camaiore, Massarosa e Pescaglia.
Intensissima, poi, l’attività in favore di quanti, rastrellati nella Pia Casa di Beneficienza, soffrono di ogni tipo di privazioni e violenze: a loro la “Mensa del povero” garantisce ogni giorno una minestra calda, pane, frutta e le poche forme di assistenza sanitaria rese possibili dai Tedeschi. Agli Oblati tocca pure l’assistenza del Centro Profughi organizzato, ancor prima della ritirata tedesca, presso il Collegio reale in San Frediano, attività che rimane agli Oblati, coadiuvati dalle suore Zitine e dalle giovani di Azione cattolica, fino all’inverno 1944 – 1945.

Documenti e Studi n. 2 – Memoria De Gennaro CLN

Documenti e Studi n. 31 – Gli Oblati al tempo della Resistenza


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