Il 29 giugno 1944 è un giovedì e a Piazza al Serchio è festa grande: alla pieve di San Pietro si festeggiano i patroni Pietro e Paolo. Alle 10.25, però, uno stormo di 11 cacciabombardieri P-47 del 57° Fighting Group americano sorvola il cielo del piccolo paese garfagnino: l’obiettivo da colpire è proprio il piccolo centro in festa. Da un’altezza di circa 300 metri vengono sganciate una quarantina di bombe da 500 libbre che colpiscono alcuni edifici e la stazione ferroviaria (che viene anche mitragliata), oltre alla chiesa di S. Rocco e Cristina. Muoiono dalle tredici alle quindici persone (le fonti non sono chiare a tal proposito): le vittime accertate sono Chiara Bartolomei, Nella Bertoncini, Rita Bianchini, Marisa e Seconda Ghelardoni, Lea Marigliani, Italo Mori, Oliviera Nobili Spinetti (13 anni), Dorando Battista Pellinacci (13 anni) e il fratello Tommaso Santino (11 anni), Aldo Piccinini e Marcello Pierami (11 anni). Ai morti vanno aggiunti molti feriti, una cinquantina circa.
Il parroco di Piazza al Serchio don Francesco Pierami ricostruisce il bombardamento in questo modo (parlando di sé in terza persona):
«29 giugno 1944. Giorno di letizia: S. Pietro titolare della parrocchia. Sono circa le 10.30; le campane suonano a festa per la seconda Messa, la solenne; i fedeli si avviano pacifici verso la chiesa. Il parroco è in sacrestia, intento a preparare l’occorrente per la sacra funzione, quando gli pare che gli aerei che si udivano da poco prima si avvicinino. Ascolta, si avvicinano davvero, minacciosi, ed esce per andare dietro l’asilo infantile a rifugiarsi (vi sarebbe morto), ma i campanari, in modo imperioso, lo mossero al campanile. Ed ecco principiare il bombardamento e il mitragliamento con arte e crudeltà. Un fragore infernale e per aria pioggia di sassi, di schegge, di rottami e di terra portati anche a centinaia di metri. Le prime due bombe… bilancio: in un quarto d’ora fu passato tutto il paese, bombe gettate 18, case distrutte 12, distrutta la chiesa dei SS. Rocco e Cristina e un paio di stalle. Vetri e tegole infrante, paraventi sferrati, tetto e volta della chiesa parrocchiale forati in cinque punti, così della canonica, ecc. 14 morti, 54 feriti. Il parroco gira con l’olio santo in mano».
Nella sua relazione, don Pierami scrive che ci sarebbero feriti da curare, ma il medico non si vede e le autorità – dal maresciallo dei carabinieri al podestà – sono sparite dalla circolazione.