Gli ebrei internati a Castelnuovo

L’INTERNAMENTO LIBERO DURANTE IL REGIME FASCISTA
La presenza di ebrei stranieri esuli a Castelnuovo di Garfagnana 1941-1943

All’ingresso in guerra dell’Italia i cittadini stranieri degli Stati ostili vengono sottoposti ad arresto e a speciale sorveglianza in quanto potenzialmente ostili e pericolosi. Queste disposizioni vengono estese anche a tutti gli ebrei stranieri esuli presenti nel territorio italiano, anche se provenienti dalla Germania. Dopo l’arresto e la detenzione in carcere, essi vengono raccolti in campi di internamento situati prevalentemente nel Sud Italia.
Successivamente se ne dispone l’invio in località isolate, anche dell’Italia centrale e settentrionale, lontane da grandi vie di comunicazione, da centri di importanza militare e dalle coste. Gli internati sono soggetti a restrizioni varie: non possono spostarsi dalla località di destinazione senza autorizzazione, non possono svolgere attività lavorative, la loro corrispondenza è sottoposta a particolare censura, ecc.
Nella nostra provincia le località individuate come sedi di internamento libero sono Castelnuovo di Garfagnana, Bagni di Lucca, Altopascio, Villa Basilica. In quei comuni verranno inviati ebrei stranieri esuli e cittadini stranieri, in percentuali diverse.
In questo contesto Castelnuovo di Garfagnana diventa nella nostra provincia il principale centro di internamento di ebrei stranieri che iniziano a giungervi a partire dalla seconda metà del 1941 fino al giugno 1942. Si tratta di circa settanta persone, compreso un ebreo livornese; nel periodo giunge anche una famiglia di cittadinanza inglese non ebrea.
Tra gli esuli ebrei ci sono famiglie numerose e coppie già avanti con gli anni. La loro estrazione sociale è assai varia: troviamo infatti un architetto di interni, due medici (marito e moglie), un ingegnere, artigiani e commercianti. Alcuni capi famiglia hanno già fatto esperienza dei primi campi di concentramento creati dal nazismo per i dissidenti interni, altre famiglie sanno che i loro cari, rimasti nei territori occupati da Hitler, stanno sparendo nell’indifferenza dei loro concittadini.
Dopo un iniziale periodo in cui vengono sistemati in pensioni o alberghi, gli internati trovano alloggio presso privati nella cittadina o in frazioni come Torrite e Antisciana; alcune famiglie si stabiliscono nella Fortezza di Monte Alfonso. Il loro livello di vita è generalmente basso, data l’esiguità del sussidio che ricevevano, per cui essi cercano di aggirare in qualche modo il divieto di lavorare, in questo aiutati dalla comprensione di non pochi castelnuovesi. Di fatto sappiamo che alcuni di loro sono accettati come commessi o lavoranti in esercizi cittadini e che i castelnuovesi iniziano a ricorrere alle prestazioni professionali di alcuni professionisti o artigiani. Negli anni della loro permanenza queste famiglie sono però anche oggetto di attacchi di intolleranza, che si sfoga soprattutto sui muri o con lettere anonime alle autorità. Sostegno e qualche aiuto economico vengono agli internati da parte dell’organizzazione assistenziale ebraica Delasem che si relaziona anche con le autorità municipali per facilitare la loro vita a Castelnuovo.
Nonostante le difficoltà economiche, la piccola comunità cerca molto presto di organizzare spazi di vita coerenti con la propria identità religiosa. All’inizio del dicembre 1941 il dottor Israel Meier, riconosciuto punto di riferimento degli internati, richiede l’autorizzazione ad aprire un luogo di culto. In un locale preso in affitto, un edificio de “la Barchetta”, in via Nicola Fabrizi 3, viene dunque allestita la sinagoga, al cui arredamento contribuisce la Comunità israelitica di Pisa. Nella sinagoga de “la Barchetta” sono celebrate le festività del calendario religioso ebraico e di alcuni momenti di esse sono rimaste vivide tracce nelle testimonianze raccolte tra gli anziani della comunità castelnuovese. Sappiamo che ai riti religiosi partecipano, quando autorizzati, anche alcuni ebrei internati a Bagni di Lucca.
Oltre che il centro della vita religiosa, la Barchetta ospita anche un punto di riferimento essenziale per i bambini degli ebrei esuli: la scuola. Utilizzando le competenze degli adulti, è organizzato l’insegnamento propriamente scolastico (lingua italiana compresa) e l’insegnamento religioso per circa 13 alunni di età diversa.
Considerate le serie difficoltà economiche in cui versano le famiglie internate, le annotazioni sanitarie segnalano numerosi casi di deperimento organico tra adulti e bambini. Tenere aperti questi luoghi comporta notevoli sacrifici, ma queste attività fanno comprendere quanto forti fossero la fede religiosa, la voglia di vivere e di costruire un futuro migliore per i propri figli che animavano queste persone.
Tutto questo si interrompe, quando, dopo l’8 settembre 1943, nell’Italia centrosettentrionale viene attuata l’occupazione nazista ed è costituita la Repubblica Sociale Italiana. Il 30 novembre 1943, l’Ordinanza di polizia n.5, del Ministro Buffarini Guidi, dà pratica attuazione a quanto dichiarato al punto 7 del Manifesto di Verona del Partito Fascista Repubblicano, disponendo l’arresto di tutti gli ebrei e il loro concentramento in appositi campi provinciali. La persecuzione delle vite, ultima fase del razzismo antiebraico del regime, arriva anche in provincia di Lucca e a Castelnuovo di Garfagnana. Con una disposizione del 4 dicembre viene ordinato agli ebrei di presentarsi l’indomani alle autorità per essere condotti a Bagni di Lucca, dove è stato allestito il campo provinciale per ebrei. Solo le famiglie Meier e Kienwald riescono a trovare il modo per fuggire verso località più sicure e a salvarsi, anche con l’aiuto di persone amiche. Le altre famiglie le ritroviamo il 6 dicembre tra gli ebrei raccolti in località Bagni Caldi di Bagni di Lucca, nell’edificio di un ex albergo adibito a campo di concentramento. Restano vuote le loro stanze a Castelnuovo, vuote la sinagoga e la scuola, requisito tutto quello che non hanno potuto portare con sé. Verso il luogo di detenzione a Bagni di Lucca si muoveranno alcuni castelnuovesi per recare loro un segno concreto di amicizia attraverso cibo o vestiti. Degli ebrei “castelnuovesi”, che insieme agli altri ebrei italiani e stranieri arrestati tra il dicembre ‘43 e il gennaio ‘44, sono concentrati a Bagni di Lucca, vengono rilasciati i componenti della famiglia Toronski poiché viene applicata la disposizione che prevedeva il rilascio di ebrei con coniuge “ariano”.
Il 23 gennaio 1944 le autorità tedesche prendono in consegna gli ebrei dai militi della Guardia Nazionale Repubblicana che sorveglia il campo di concentramento a Bagni di Lucca. Dopo la loro partenza sono i loro guardiani a spartirsi oggetti e cose che non è stato loro consentito di portare nel viaggio. I prigionieri vengono condotti, dopo una sosta nel carcere di Firenze, in carcere a Milano. Il 30 gennaio 1944 partono per Auschwitz dal binario 21 della stazione di Milano, con il convoglio n. 6. Il convoglio arriva nel campo di sterminio polacco il 6 febbraio 1944 ed i bambini e gli anziani sono subito eliminati. Degli ebrei “castelnuovesi” solo Leo Venderber, il giovane officiante della sinagoga, e Lotte Wallach fecero ritorno.
(Scheda redatta da Silvia Q. Angelini)

Angelini Guidi Lemmi – L’orizzonte chiuso

I disegni dell’architetto Frankl

scheda internato


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Gli ebrei internati a Castelnuovo

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Gli ebrei internati a Castelnuovo 44.109300, 10.410329 Gli ebrei internati a CastelnuovoDecine di famiglie provenienti soprattutto dall\'Europa centrale vengono internate per un certo periodo in Garfagnana. (continua a leggere)