Gino Baldassari (Lucca, 14 luglio 1897-Lucca, 29 dicembre 1989), prima di essere nominato dal Cnl sindaco di Lucca appena liberata, è stato un tenace antifascista e un coraggioso partigiano che si è battuto nella Resistenza. Socialista dal 1919 al 1922 aderisce al Pcd’I. Impiegato delle Ferrovie dello Stato viene allora allontanato dal servizio per la sua opposizione al regime. Nel 1942 collabora alla riorganizzazione del movimento comunista in Lucchesia insieme ai fratelli Maionchi, Fausto Mancini, Rappa e altri. A Lucca entra in contatto con l’etnologo Ernesto De Martino (Napoli, 1908 – Roma, 1965), docente di storia e filosofia presso il locale Liceo scientifico dopo essere stato trasferito da Bari per sospetta cospirazione, e con Giuseppe De Gennaro, magistrato del tribunale di Lucca e, più tardi, presidente del Cnl lucchese.
Dopo l’8 settembre, Baldassari opera nella zona di Santa Maria del Giudice tra Pisa e Lucca, dove, con l’aiuto della popolazione locale, organizza l’assistenza ai prigionieri alleati ricercati, ai renitenti alla leva, ai profughi, agli ebrei, costruendo a sud di Lucca una fitta rete di solidarietà che non disdegna anche azioni di sabotaggio e armate.
Il 26 luglio 1944, insieme all’avvocato Ferdinando Frattini evaso dal carcere di Pisa unitamente a 51 slavi catturati in Istria e Dalmazia perché ostili al fascismo, Gino Baldassari si adopera affinché tutti questi giovani trovino rifugio e protezione in alcune sicure località disabitate del monte Pisano, per essere poi accompagnati in Versilia e nel Volterrano ed essere poi aggregati alla 23° Brigata Partigiana “Garibaldi”.
L’estate del 1944 vede le zone di Freghino, Santa Maria del Giudice, Bagni di San Giuliano, Molina di Quosa, Asciano Pisano sottoposte a pesanti rastrellamenti con numerose vittime al fine di contrastare l’azione della formazione partigiana operante sul monte Faeta: un’operazione destinata all’insuccesso perché il gruppo partigiano riesce a sganciarsi e a trasferirsi a sud di Pisa, grazie anche alle tempestive informazioni fatte loro giungere da Lucca tramite gli antifascisti Angelini, Bitossi e Baldassari che è ricercato per tre giorni e tre notti da SS naziste, che, non trovandolo, sfogano la loro frustrazione uccidendo l’informatore che li aveva messi sulle sue tracce.
Dopo la liberazione di Lucca, Baldassari viene designato dal Cln lucchese a ricoprire l’incarico di primo cittadino (5 settembre 1944). Rimane a palazzo Santini sino al 24 aprile del 1946, quando è sostituito dal democristiano Ferdinando Martini, primo sindaco antifascista eletto.
L’impegno politico di Gino Baldassari continua prima in qualità di membro dell’Assemblea Costituente, poi come deputato del Pci nella I e II legislatura repubblicana come componente delle Commissioni Trasporti e Giustizia.