Don Fiore Menguzzo, ucciso dalle SS con i familiari

Sul fianco della cinquecentesca chiesa di San Rocco delle Mulina di Stazzema, si trova la lapide in onore di don Fiore Menguzzo.

don Fiore Menguzzo
don Fiore Menguzzo

Nato a Cascina, nel Pisano, nel maggio 1916, divenne parroco delle Mulina alla fine del 1941, e nell’aprile 1943 venne inviato come cappellano militare in Grecia ed Albania. In seguito agli eventi dell’8 settembre, don Fiore, come centinaia di migliaia di altri soldati italiani, fu arrestato e finì internato in un campo di prigionia tedesco. Ammalatosi gravemente, venne in seguito liberato grazie all’intercessione della madre e dell’arcivescovo di Pisa Gabriele Vettori. Rientrato alla sua parrocchia nel maggio 1944, si prodigò per assistere i bisognosi e sostenere sia materialmente che spiritualmente le grandi masse di sfollati che in quelle settimane cercavano rifugio fra le montagne versiliesi, schierandosi sempre dalla parte dei più deboli. Nell’ultima decade di giugno, don Menguzzo, preoccupato per l’avvicinamento del fronte alla città di Pisa, dove vivevano molti dei suoi cari, li convinse a trasferirsi temporaneamente nella sua canonica, in attesa di giorni migliori.

Parallelamente, il religioso, entrato in contatto con la Resistenza locale, scelse di sostenerla attivamente, ricevendo dispacci e plichi, consegnando informazioni, e, forse, nascondendo armi in canonica per conto dei guerriglieri. Anche nei duri giorni della fine di luglio del 1944, caratterizzati da frequenti scontri fra tedeschi e partigiani attorno alla vicina Farnocchia, sulle alture del Gabberi e del monte Ornato, il parroco mantenne sempre un atteggiamento equilibrato, tentando di mediare fra le opposte fazioni al fine di evitare il peggio alla popolazione civile.

All’alba del 12 agosto 1944, tuttavia, un folto gruppo di SS, una delle tre colonne che poche ore dopo avrebbe scatenato la strage di Sant’Anna di Stazzema, raggiunse la chiesa di San Rocco. Non appena riconobbe i militari, don Fiore, allo scopo di attirare  l’attenzione su di sé e proteggere gli altri, si gettò da una finestra e si lanciò a corsa per i boschi retrostanti: percorse poche centinaia di metri, tuttavia, i nazisti lo raggiunsero con una raffica di mitra. Nel frattempo, altri soldati penetrarono nella canonica e si lasciarono andare ad un massacro, in cui persero la vita il padre del sacerdote, Antonio Menguzzo, 65 anni, la sorella Teresa, vedova Colombini, di 36, la cognata Claudina Sirocchi, di 28, oltre alle nipotine Colombina Graziella Colombini, di 13 anni, ed Elena Menguzzo, di un anno e sei mesi: finito di uccidere, le SS dettero fuoco a tutto. Della famiglia Menguzzo si salvarono solamente la madre di don Fiore, Amalia, ed il fratello Amelio, fortuitamente partiti il giorno prima per far visita alla sorella Corinna, maestra elementare a Pescaglia.

Trascurata dalle istituzioni fino ai primi anni ’90, nel novembre 1999 la figura di don Fiore Menguzzo ricevette infine le attenzioni del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che volle conferirle alla memoria la Medaglia d’Oro al Valor Civile.


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