Pietrino Piegaia, il più giovane caduto della Resistenza lucchese

Sono i giorni convulsi e confusi della ritirata tedesca da Lucca verso le più difese e sicure posizioni della Linea Gotica. Le truppe germaniche hanno l’assoluta necessità di rendere sicure le strade lungo cui ripiegare, ma sono preoccupate per la sempre maggiore operatività delle squadre partigiane rese più audaci dall’approssimarsi delle truppe Usa, ormai a pochi chilometri. Gli Alleati hanno già liberata Pisa e si accingono lentamente, con prudenza, a superare la modesta barriera dei monti Pisani e a dirigersi verso Lucca: per questo, tedeschi e fascisti tengono la periferia della città sotto il controllo assillante dei rastrellamenti, delle perquisizioni, delle irruzioni improvvise nelle case e nelle corti alla ricerca di armi, di partigiani e di quanti li proteggono.

Importante per i tedeschi il controllo del territorio dell’Acquacalda, un borgo a due chilometri dalle Mura, inizio per loro della imminente via di fuga e sede dello stabilimento tessile Cantoni Cucirini Coats, il più importante insediamento industriale della città insieme alla Manifattura Tabacchi: una zona a forte concentrazione popolare operaia, da sempre antipatizzante o addirittura ostile al fascismo e al regime tedesco di occupazione militare.

Per questo nel corso della mattinata i militari tedeschi sono impegnati in una serrata perlustrazione dell’area. Tutti gli uomini dell’Acquacalda, giovani e meno giovani, si sono nascosti, mentre un gruppo di antifascisti della Squadra d’Azione Patriottica “Mario Bonacchi”, che da mesi opera militarmente in città nonostante la sproporzione di uomini e mezzi, muove verso lo stabilimento tessile per occuparlo e difenderne i macchinari in vista di una sempre più vicina – e auspicata – ripresa della vita civile.
Rischia, però, di incrociare le pattuglie tedesche e Pietrino Piegaia, 14 anni, si rende conto del pericolo che incombe sui partigiani. Spalanca la finestra e, per metterli sull’avviso, urla: “Attenzione ai tedeschi!” Un attimo e già cade a terra colpito alla gola da una scarica di moschetto. La madre, Gioconda, precipitatasi subito accanto al figlio ferito, cerca di soccorrerlo, ma i tedeschi con le armi spianate glielo impediscono, insensibili alle suppliche della donna che li prega in ginocchio. Né a lei né a nessun altro è permesso di portare aiuto all’adolescente che già agonizza.
Solo quando Pietrino è ormai morente viene concesso a due donne del posto di tentare un estremo soccorso, caricandolo su un carretto per trasportarlo all’ospedale dove, però, il ragazzo arriva ormai cadavere.
Il “Notiziario Lucchese”, organo del Comitato di Liberazione Nazionale, di venerdì 6 ottobre, in un articolo intitolato “Nel trigesimo della morte del giovinetto Pietrino Piegaia ucciso dai tedeschi” così scrive: “Le ultime sue parole – degne di un giovane forte nel fisico e nello spirito – furono: “Non pensate a vendette”, cui seguì la suprema invocazione del cristiano: “Gesù mio, misericordia”.


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Pietrino Piegaia, il più giovane caduto della Resistenza lucchese

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