La morte di Roberto Bartolozzi

Roberto Bartolozzi (La Spezia, 23 aprile 1914 – Lucca, 30 giugno 1944) è stato un antifascista lucchese, di convinzioni comuniste.
Originario di La Spezia, prima della guerra viene assunto alla TETI, Società Telefonica Tirrena, e dopo il bombardamento della centrale telefonica di quella città, è trasferito a Lucca. Qui, entrato in contatto con gli ambienti dell’antifascismo, a partire dall’8 settembre si adopera per raccogliere armi, nasconderle e organizzare i primi gruppi di patrioti in grado di contrastare anche militarmente tedeschi e fascisti. Si collega così con il professor Carlo Del Bianco, docente del liceo “Machiavelli” di Lucca, impegnato a costituire a Campaiana (Pania di Corfino) il primo gruppo di patrioti armati, costituito prevalentemente da suoi ex studenti, ora universitari; compie diverse delicate missioni (liberazione e aiuto ai prigionieri alleati; costituzione di un centro stampa del Cln; occultamento di militari sbandati e di armi); a partire dal gennaio 1944, coordinando l’azione di gruppi patriottici che sino a quel momento avevano agito in maniera autonoma, costituisce le Squadre di Azione Patriottica operanti in città in un’area compresa tra ponte San Pietro, Guamo, San Vito e Monte San Quirico. Tale formazione militare, nata sotto la direzione di elementi appartenenti al Partito comunista è aperta anche a patrioti di diverse convinzioni politiche: democristiani, socialisti, liberali. Bartolozzi entra anche in rapporto con il Gruppo “Valanga” che nella zona dell’Alpe di Sant’Antonio opera al comando di Leandro Puccetti.

Il 29 giugno 1944 è prevista un’azione bellica contro le caserma dei Carabinieri di Borgo Giannotti e di San Concordio, a Lucca. Per tale azione Bartolozzi convoca due squadre: luogo di raccolta, la centrale TETI di via Santa Croce. L’attacco, però, si presenta rischioso; infatti, le caserme dei CC sono presidiate da soldati tedeschi e l’ordine di agire viene revocato. Nascoste le armi, i patrioti escono cercando di non dare nell’occhio, ma sono intercettati prima dai fascisti dell’Upi (Ufficio Politico Investigativo), accompagnati da un tedesco, poi da un’altra pattuglia che li ferma chiedendo loro di mostrare i documenti. Bartolozzi e gli altri si danno alla fuga in diverse direzioni. I fascisti sparano. Preoccupato per la sorte dei compagni, il comandante delle Sap torna indietro e si scontra con i fascisti impegnati nel suo inseguimento. C’è una colluttazione, Bartolozzi fugge di nuovo, armato di una pistola sottratta ai militi, che sparano raggiungendolo alla spalla. Cade, si rialza, riprende la sua corsa verso vicolo San Quirico. Nel frattempo sono sopraggiunti due militi della GNR: uno di loro fa fuoco col mitra, colpendo in diverse parti del corpo Bartolozzi che prosegue la sua corsa. Arrestata solo da un’altra raffica che lo lascia morente vicino alla cabina del cinema Littoria. I fascisti lo raggiungono, lo derubano e, quasi a monito alla città, lo lasciano morente in terra. Sono le 22,30.
Morirà qualche ora più tardi all’Ospedale di Campo di Marte, dove lo accompagnano alcuni cittadini lucchesi sbigottiti: la loro pietà si rivela più forte della paura.


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La morte di Roberto Bartolozzi 43.842715, 10.505810 La morte di Roberto Bartolozzi Il primo capo partigiano lucchese viene ucciso in un agguato dai fascisti, in pieno centro storico a Lucca (continua a leggere)
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