L’attentato al Balipedio

All’interno della pineta di Levante, si trovano i resti del Balipedio, struttura della Marina militare, costruita nel 1863, adibita a centro per la sperimentazione di armi e munizioni e interdetta al libero accesso.
Dopo l’8 settembre il Balipedio e il personale dipendente furono posti sotto il comando tedesco. Il 17 gennaio 1944 la struttura fu oggetto di un attentato (costato la vita a sette lavoratori) attribuito dalle poche fonti disponibili alla componente militare e filomonarchica del variegato movimento di Resistenza che in quelle settimane si stava costituendo. L’esplosione di un grosso deposito di bombe fu progettata dal colonnello delle Armi Navali Alberto Brofferio, che aveva tenuto il comando dello stesso Balipedio dal 1932 al 1935. Il colonnello si era allontanato dal regime nel momento in cui era stata decisa l’alleanza a fianco della Germania e aveva intessuto legami con il CLN già nel settembre del 1943. Il militare, referente del Servizio Informazioni Marina del governo di Pietro Badoglio, diverrà il comandante di una formazione partigiana autonoma monarchica.
La deflagrazione degli ordigni bellici al Balipedio fu un’azione di sabotaggio con probabili intenti simbolici: nell’inverno del 1944 il movimento resistenziale cercò di “scuotere le coscienze” per tentare di attivare in chiave antifascista quelle masse che stavano subendo le conseguenze della guerra e dell’occupazione. Tuttavia, l’operazione fu giudicata come prematura e controproducente da molti antifascisti e così non venne rivendicata da nessuno. Nel dopoguerra il Comune acquistò l’area del Balipedio e iniziò a demolire ed edificare il quartiere. Intanto, emersero i reali contorni dell’operazione esplosiva progettata da Brofferio: un collaboratore del colonnello, Mario Caccia, travestito da operaio, si era mescolato ai dipendenti che entravano al lavoro e aveva posizionato una borsa contenente una bomba a orologeria, che provocò la detonazione.
Un ruolo importante in questa vicenda fu ricoperto anche da Ario Papi, uno dei ragazzi del Classico di Viareggio che si aggregò e si formò intorno alla figura del professore Giuseppe Del Freo. Ario, allora ufficiale di Marina, fu incaricato, per le sue competenze di chimico, di partecipare alle indagini volute dai tedeschi sull’esplosione del Balipedio, informandone segretamente il CLN, con cui era in contatto. Il giovane realizzò una relazione tecnica con la quale contribuì a far archiviare l’esplosione come un incidente (scongiurando in questo modo ulteriori inchieste o rappresaglie). In seguito, Papi scelse la clandestinità e si unì alla formazione di Marcello Garosi (in prevalenza composta da comunisti), ritrovandovi molti dei suoi vecchi compagni di liceo.

(articolo di Andrea Ventura)

http://sit.comune.viareggio.viareggiopatrimonio.it/anpi/


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